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Civico 37 via Mascarella

Un pomeriggio passando con il nonno davanti al civico 37 di Via Mascarella mi fermo a guardare una lapide a cui non avevo mai fatto caso prima che dice:
“ FRANCESCO LORUSSO QUI ASSASSINATO DALLA FEROCIA ARMATA DI REGIME L'11 MARZO 1977” “Nonno chi era Francesco Lorusso?” Nonno si ferma, mi guarda stranito, non si aspettava la domanda. “Era un ragazzo che frequentava la facoltà di Medicina all’Università a Bologna nel 1977 ed è stato colpito da un carabiniere giovane come lui che ha sparato durante gli scontri quell’11 marzo”. Nonno ha fatto un grande sforzo nel parlare. “Ma tu lo conoscevi allora?” “No, non personalmente, ma quella mattina ero lì vicino, anche io ho lanciato sampietrini verso i carabinieri e poi sono scappato dai lacrimogeni che la polizia stava lanciando. Ma andiamo adesso che fai tardi a basket.”
Ripresi a camminare in silenzio, ma una domanda mi ronzava in testa.
“Ma perché il carabiniere ha sparato a quel Francesco?” Nonno si è innervosito. “Poteva succedere a chiunque, gli scontri con la polizia erano continui in quei giorni. La polizia lanciava lacrimogeni per disperderci, noi pietre, volevamo essere liberi di manifestare! Quel carabiniere ha tirato fuori la sua pistola, ha sparato. Ha colpito Francesco, avrebbe potuto essere un altro” “Ma perché lanciavate pietre alla polizia?” “Protestavamo per un mondo più giusto, volevamo un’università libera, aperta a tutti, volevamo tasse universitarie più basse e facevamo gli espropri proletari, ci autoriducevamo il costo dei ristoranti, dei cinema e teatri, insomma volevamo costruire un futuro più equo per tutti. La polizia arrivava per tenere l’ “ordine” e voleva zittirci, farci paura. Noi non volevamo vivere nella paura e nel loro ordine, noi quell’ordine lo volevamo cambiare. Noi tutti rispondevamo con azioni creative di solito, non cercavamo lo scontro a tutti i costi, anche se tanti appartenenti ad alcuni gruppi giravano armati. Quel carabiniere magari avrà avuto paura, ha creduto di agire legittimamente estraendo la sua Beretta calibro 9 e ha sparato. Già l’8 marzo erano stati caricati pesantemente i cortei di donne che manifestavano, anche tua nonna è stata ferita.” “La nonna???” “Sì cara la mia Stella, nonna era una femminista di prim’ordine e andava alle manifestazioni gridando quegli sloogan che trovi anche sui libri “io sono mia” “tremate tremate le streghe sono tornate”. Nonna ha tanto lottato per l’aborto, il divorzio, per l’autodeterminazione delle donne sui loro corpi. Ma questa è un’altra storia e fattela raccontare da lei. Ma anche le femministe venivano ai cortei studenteschi eh, agivamo tutti e tutte insieme. Lorusso era uno del servizio d'ordine durante le manifestazioni era di Lotta Continua.” “Lotta Continua quelli del giornale che avete a casa vostra?” “Sì c’era anche il giornale, era un movimento politico con tanti militanti”. Di solito era lui che dialogava con la squadra politica della questura, per evitare eccessi di uso della forza pubblica nelle manifestazioni di piazza. Quell’11 marzo la situazione era caotica. C’era stata una riunione dentro l’istituto di Anatomia degli studenti aderenti a Comunione e Liberazione per parlare della crisi dell’università, della mancanza di spazi, del diritto di parola. Noi di sinistra contestavamo le soluzioni, le posizioni di CL. Tentammo di sfondare il servizio d’ordine e di entrare all’assemblea. Siamo stati allontanati, abbiamo chiamato rinforzi e sono arrivati tantissimi compagni tutto attorno all’Istituto. Quelli di CL si sono barricati dentro e hanno chiamato la polizia che è arrivata per dialogare con noi. Sembrava che tutto si risolvesse con trattative per fare uscire quelli di CL, ma sono iniziati tafferugli, la celere ha caricato e lanciava lacrimogeni. Noi siamo scappati verso via Zamboni. Sono comparse delle molotov che i compagni avevano preparato per la manifestazione di Roma del 13 marzo. Gli scontri si sono spostati in Mascarella e Lorusso con Beppe Ramina hanno lanciato due molotov, una ha incediato il camion guidato dal carabiniere di leva Tramontani che poi ha sparato. Tramontani è sceso dal camion e li ha inseguiti verso Via Belle Arti e ha fatto fuoco. Lui ha sempre detto che voleva spaventarli, non ha cercato di uccidere, ma Lorusso è morto! Pensa che non è andato a vedere che effetti avessero avuto gli spari lui e i poliziotti sono andati verso Piazza VIII agosto”. “Lorusso è rimasto lì a terra, ma era già morto?”
“Probabilmente! I compagni hanno cercato di soccorerlo, un passante li ha portati al Sant’Orsola, ma quando è arrivato era morto.” “E tu come hai saputo cos’era successo?”
“Grazie a Radio Alice, una radio che è stata importantissima in quei giorni, davano in diretta notizie grazie a militanti sul posto che raccontavano quello che vedevano parlando da una cabina, o dal telefono di un bar! Radio Alice ha dato la notizia alle 13:30 e allora siamo andati tutti in Piazza Verdi a protestare contro la violenza delle forze dell’ordine. C’è stato un enorme corteo di studenti in Via Zamboni. Quel pomeriggio c’è stata una vera guerriglia urbana e anche nei giorni seguenti sono continuati gli scontri fino alla notte del 12 abbiamo occupato via Zamboni e Piazza Verdi! Poi la polizia ha reagito il 13 marzo portando in via Zamboni all’alba i carri armati, ma noi avevamo già lasciato la piazza. Quei blindati e la morte di Francesco sono rimasti simbolo della risposta violenta delle forze dell’ordine alla protesta degli studenti!”