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IL COMPUTER MODERNISSIMO

IL COMPUTER MODERNISSIMO

Pietro Mazzotti camminava in strada, eccitato.
Era arrivato il grande giorno. Il giorno in cui avrebbe mostrato ai suoi compagni di accademia qualcosa che non credeva possibile neanche lui, qualcosa che fino a qualche anno prima nessuno aveva mai creduto possibile. Camminava, un balzo dopo l’altro, pregustando il proprio successo. Era sempre stato un amante del progresso. Alcune persone desideravano fermarlo, ma il progresso non si può fermare. E’ un’onda inarrestabile. Pulsa, freme, lo senti battere come un cuore giovane, anche se il progresso è tutt’altro che giovane. E dopo la rivoluzione industriale, non c’è stato più scampo. I nonni di Pietro erano fascisti, e lo sarebbero stati tutti senza il progresso, il fermarsi e pensare…e ovviamente, il fatto che il duce avesse perso, ha aiutato.
Pietro strinse la sua valigetta di pelle più forte che poteva. Salì le scale dell’università a tre a tre, accecato dall’euforia.
Prese l’ascensore. Un’altra cosa che lo seccava: dover chiudere sempre le porte dell’ascensore. Doveva pensare a delle porte automatiche.

“Signori…” disse solenne qualche minuto dopo ai compagni, me incluso, “vi presento il progresso.” Così dicendo…pose la valigetta sul tavolo e la aprì. C’era un computer. “Il primo computer” continuò, ponendolo sul tavolo e spingendo febbrilmente dei tasti, “creato da uno studente…” fece una pausa a effetto… “a saper parlare.”
Silenzio.
A qualcuno scappò una risatina. Io volevo vedere che succedeva e tenevo il fiato sospeso.
“Ciao, sono Alex.” disse una voce metallica. Tutti sobbalzammo. “Ed era Alex il computer, signori!!!” Proclamò Pietro. Applausi. Poi…
“Spank chiama Terra. Mi ricevete?”
La voce non era quella di Alex e sullo schermo era comparsa una faccia. Una faccia verde, con due
antenne sulla fronte. Dietro, altre facce simili. Tutti restammo ammutoliti.
“Visto? sono entrato in contatto con gli alieni, e sono il primo studente a farlo.” disse Spank, e dietro di lui si riversò una scia di applausi. “Vorrete delle spiegazioni” continuò il bizzarro essere rivolto agli umani, “Parliamo la vostra lingua grazie al traduttore automatico. Di sicuro altri umani vi hanno parlato di noi”; noi umani facemmo no con la testa. “No? In che secolo siete?” “Nel Novecento” balbettò Pietro. “Maledizione!!! La migrazione ha reso la velocità di trasmissione meno ritardata! Terrestri, se conoscete la teoria della relatività, sapete di che parlo. Comunque, circa trecento anni dopo di voi, abbiamo contattato un terrestre. Be’, non era molto incline a parlare con noi: si trovava in un’epoca futura in cui il nostro popolo e il suo erano in guerra. Comunque, non era affar nostro.”. “Ma…” balbettò ancora Pietro, “E’ il vostro futuro!!!”.
Spank corrugò la fronte. “Ipocriti!” mugugnò offeso, “anche il riscaldamento globale è il vostro futuro”. Chiuse la chiamata, imprecando contro, cito testualmente, quei mentecatti primitivi dei terrestri.
Io riflettevo incredulo. Quella era la più grande scoperta del millennio, ma non un’anima ci avrebbe mai creduto. Era questo l’angoscioso pensiero che ci attanagliava.
Silenzio nervoso, rotto da qualche gemito e da Pietro che diceva, perplesso…”Che riscaldamento? Di che parlava?”
Poi gli venne in mente qualcosa…”Forse diceva che in futuro farà più caldo. Servirebbe una macchina che raffredda gli ambienti…potrebbe chiamarsi…condizionatore!”.
Si fregò le mani, soddisfatto e, soprattutto, ignaro. Completamente.

E ora, ora che scrivo queste memorie a centootto anni, sul letto di morte, ora che gli alieni ci hanno
invaso…ma, aspettate, così sembra che fossero solo loro i cattivi. No. Questa guerra è stata soprattutto colpa degli umani. E scrivo questo, cari invasori, voi che siete rimasti gli unici a leggere
perché il genere umano è scomparso da tempo, non per intaccare la memoria della mia specie, ma per dimostrarvi che abbiamo ammesso i nostri errori. E voi ci avete distrutti. So che fa male, ma è il progresso. E il progresso non si può fermare.