L’amico di Mazzini
Io c’ero quando venne inaugurata la statua di Aurelio Saffi nel 1921 a Forlì. La piazza prima si chiamava Il Campo dell’Abate e in quell’anno cambiò nome per omaggiare un patriota nostro concittadino, un eroe del risorgimento, l’amico di Mazzini.
L’uomo non ha bisogno di presentazioni. Si sa tutto su Aurelio Saffi? Si conosce il suo passato di Mazziniano condannato in contumacia a 20 anni di carcere, il suo presente di docente a Bologna, privo di fanatismi e di dogmi, il suo coraggio, la sua onestà, la sua dignità, la sua lingua lunga. Nessun segreto da svelare su questo gran signore che della libertà ha fatto la sua religione, della disubbidienza il suo sistema di vita, del buon gusto la sua legge. Nessuna scoperta da annunciare su questo politico dilaniato dalle dolcezze e dai furori, collerico, impertinente, elegante di dentro e di fuori, quel corpo minuto, fragile. Ama la moglie, i quattro figli, i quadri d’autore, le poesie, la musica, il teatro, la cultura, è uomo di cultura e uno dei pochi politici di cui possiamo andar fieri in Italia.
Quella notte, dopo l’inaugurazione della statua di Saffi, feci un sogno in cui io ero diventato Aurelio Saffi. Passeggiavo nei paraggi di un porto con Mazzini quando alcuni italiani si avvicinarono chiedendo soldi per imbarcarsi per altri stati. Mazzini osservava quei suoi “fratelli” soffrire per i propri ideali, costretti all’esilio abbandonando la patria divisa e oppressa, rimanendovi impressionato. Pensiero e azione, i suoi motti, non da tutti accettati per pusillanimeria e per indifferenza. Piangeva nell’osservare le fughe, le diserzioni, gli imprigionamenti, tutto questo gli fece salire l’adrenalina per non perdersi d’animo e allargare i suoi interessi. Durante la rivoluzione partecipavamo insieme a tutte quelle riunioni “segrete” dove l’argomento principale era sempre l’Italia e fummo propugnatori dell’Unità e dell’Indipendenza italiana.
Dicevo sempre all’amico Mazzini: la politica se non è morale non m’interessa. Io, se non è morale, non la considero nemmeno politica. La considero un sostantivo femminile che non voglio pronunciare, anche se fare i morali è un’ingenuità! Ma non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto. La politica io l’ho sempre vista come una missione da assolvere nell’interesse del popolo, al servizio di una fede. L’ho scelta come una fede, come un lavoro, nello stesso spirito dei preti che dicono….Sacerdos sum in. Non a caso c’è quella mia frase: «Se mi volto a guardare la strada che ho percorso, posso dire di aver speso bene la mia vita». ho creato con te la repubblica Roamana.
Sì. E posso dirlo in coscienza. Io ho fatto una scelta da giovane e, se per un prodigio tornassi indietro, rifarei la stessa scelta. Perché era una scelta giusta. Io di solito non vado ai ricevimenti. Preferisco stare con mia moglie, la sera, o leggermi un libro o recarmi a teatro. Ma a volte capita che debba andare ai ricevimenti e allora vedo quei professionisti ricchi e provo una tale pena per loro. Hanno conquistato il denaro, sì. Hanno conquistato il successo e il potere. Eppure sono frustrati perché si sono accorti di aver avuto una vita vuota. Non vorrei essere al posto loro quando viene l’ora dei lupi, cioè l’ora antelucana, l’ora in cui ci troviamo soli anche se accanto c’è la compagna della nostra vita, e non possiamo mentire a noi stessi. La mia ora dei lupi è alle tre del mattino, quando mi sveglio magari per riaddormentarmi, e nella penombra analizzo ciò che ho fatto il giorno prima. Ne esce un esame di coscienza che si allunga nel tempo, nel passato, e bisogna credermi, non ci trovo errori. Non che possa negare d’aver commesso errori. Chi cammina talvolta cade. Solo chi sta seduto non cade mai. Però i miei errori sono frange che invariabilmente nascono dal mio caratteraccio. Non sono errori sostanziali. Il mio caratteraccio… Sono sempre stato un passionale, un impetuoso. Anche da giovane e prima di rischiare di finire in carcere, le sofferenze mi hanno migliorato. Questa mia carica, se non altro, è servita a imbrigliare un poco le mie impazienze. Quante persone ho investito con le mie ire improvvise, i miei atteggiamenti rigidi, le mie interruzioni! Compagni di rivoluzione. Chi è stato investito da me non immagina certo quanto me ne rammarichi, quanto me ne sia sempre rammaricato. A mia discolpa posso dire soltanto che la mia passionalità è sempre stata morale e non fisica, la mia violenza è sempre stata verbale e non materiale. Non ho mai fatto a pugni. Ho preso tante ingiurie e non le ho mai restituite. Sì. In politica bisogna essere freddi, bisogna essere cinici. Io non sono né freddo né cinico e di conseguenza. IO SONO SOLO PER L’iTALIA.
….realtà, sogno….sono solo mie impresssioni.