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Moira degli Elefanti- una romagnola nell’anima

ero un grigio ed elegante elefante ammaestrato, onore del circo di Orlando Orfei, era il 1961 quando la vidi per la prima volta, appena mi unii al circo, era bellissima Moira, ovvero all’anagrafe Miranda, la nipote del mio padrone Orlando, una mezza emiliana e mezza lombarda nata a Codroipo, vicino a Udine, mi raccontava, figlia d’arte con un padre clown e la madre funambola.
Dove nasci non ha tanta importanza per una donna che ha scelto di restare tutta la vita in una casa mobile. Il ramo della sua famiglia veniva da Massa Lombarda, in Romagna dov’era nato il suo trisavolo Paolo Orfei dal padre Angelo, calzolaio del paese. Moira è sempre stata legata alla Romagna e ad ogni intervista ripeteva “sono una donna romagnola, io!”. Ma torniamo al nostro primo incontro. Lei era una cavallerizza allora, ma mi voleva molto bene, mi coccolava per farmi adattare alla vita del circo e in un giorno di festa speciale mi volle accanto a portare i fiori. Sì signori, i fiori al matrimonio della bella Moira e dello sportivo Walter Nones fui io insieme a mia sorella, anche lei parte del circo.
Una volta sposati Walter e Moira decisero di fondare un loro circo e Walter si cimentò nella carriera di giocoliere, poi di acrobata, ma preferì poi dedicarsi a quella del presentatore e di organizzatore. Fino a che non trovò la sua vera vocazione: quella di domatore.
La novità che portò nel circo fu l’addestramento in dolcezza, così poteva stare davanti agli animali a mani libere. Anche Moira iniziò a lavorare con gli animali: prima le colombe, poi tigri e infine i con me e mia sorella riscattati dal circo dello zio Orlando da cui il nome in cartellone: Moira degli elefanti.
Era bello lavorare con lei. Stavamo bene, ci addestravamo un ora e mezza al giorno, poi eravamo puliti, coccolati e sempre con i nostri cibi preferiti. Era vero quello che Moira diceva agli animalisti che si arrabbiavano con lei perché lavorava con animali come me, strappati a terre lontane “I miei animali stanno benissimo, mangiano, dormono, lavorano poco”.
Sì venivo da terre lontane, ma non me le ricordavo più, ero molto piccolo quando sono stato portato in uno zoo e poi dallo zio Orlando. A me piaceva stare con Moira ed ero contento quando ci applaudivano, ero orgoglioso che lei potesse lavorare e vivere grazie al mio successo nell’eseguire il numero.
Moira ogni tanto partiva e andava a girare dei film e all’inizio degli anni ‘60 una volta tornò dal set di un film con Dino de Laurentis completamente trasformata. Quel Dino, mi raccontò mentre cci addestravamo, le aveva suggerito di mettersi dall'eyeliner a incorniciare gli occhi, del rossetto brillante, di farsi un neo sopra il labbro e di acconciarsi i lunghi capelli a turbante sulla testa. E’ con quell’immagine che divenne famosa in tutto il mondo.
Abbiamo vissuto insieme momenti bellissimi, lei era una diva del cinema e della televisione e riuscì grazie alla sua popolarità a tenere in piedi il circo anche in anni difficili per l’arte circense.
Era brava e i suoi spettacoli erano ricchi di attrazioni.
Riuscì a crearsi un personaggio che rimaneva ben in mente alla gente, sia ai grandi che ai bambini, sapeva comunicare e poi quel trucco e quella capigliatura immutabile per oltre quarant’anni l’avevano resa immortale come un personaggio da fumetto, come altre strane dive iconiche come l’altra Miranda, che però era il cognome, Carmen Miranda. Moira degli Elefanti, grazie alla sua maschera e al suo nome importante e grazie a noi elefanti creava un immaginario favoloso ed esotico, richiamava antichi riti magici e religiosi, evocava dee associate ad animali. Siamo stati insieme molti decenni, è nota la nostra longevità, e in tutti quegli anni Moira non si era mai presa un giorno di vacanza. La sua fama se l’era davvero conquistata con duro lavoro insieme a noi.
A fine spettacolo Moira attraversava la pista e salutava, a bordo di una carrozza portata dai cavalli. Ha realizzato 47 film, quasi sempre parlando in bolognese ed è andata in scena in chissà quanti spettacoli circensi e mi ha lasciato nel novembre del 2015. Ormai noi elefanti non eravamo più graditi dal pubblico nei circhi, gli animalisti volevano spettacoli senza animali, ma cosa avremmo dovuto fare noi vecchie glorie del circo, ritirarci in una casa di riposo per ex animali da circo? Ho continuato a vivere, fino alla mia morte, un paio di anni dopo la scomparsa della mia cara Moira, nel circo della figlia Lara, uno dei pochi che ancora insistevano a proporre i nostri vecchi numeri.
L’unico rimpianto della mia vita è stato di non averla mai potuta accompagnare sul set, nemmeno in Totò e Cleopatra mi hanno scritturato. La vedevo tra un film e l’altro quando tornava al circo, il suo circo di Moira Orfei. Oggi da quassù, sfidando ogni legge umana, guardo i nuovi circhi tutti di acrobati, di teatro circo, di tessuti e altre bellissime attrazioni, ma ripenso ai nostri allenamenti, ai nostri caroselli trionfali a fine spettacolo e ho tanta nostalgia del volo delle colombe, dei bambini che venivano a vederci nell’intervallo e ci facevano una carezza. Quei gloriosi tempi sono finiti, altri circhi di fama internazionale realizzano grandiosi spettacoli nei palazzetti, niente più paglia, cacche d’elefante, niente più proteste animaliste, ma per davvero Moira mi voleva bene e mi manca con la sua strana capigliatura e il suo sorriso.