Era una mattina di primavera, quando io e il mio amico Bruno sentimmo un po’ di baccano dalla finestra. Andammo verso il balcone e udimmo delle voci di donne.
Ci affacciammo e per nostra grande sorpresa, si aprì al nostro sguardo un fiume di donne, che cantavano e urlavano parole che solo ora capisco.
Allora ero piccolo e non capivo l’importanza di quel movimento.

Una di quelle donne era Penelope Veronesi, che era salita su un monumento e gridava all’esercito tedesco, i soldati sembravano pietrificati. La conoscevo perché era stata la mia maestra in prima e seconda. Le volevo un gran bene. Penelope era una ragazza magra, con gli occhi verdi come una foglia in primavera, lunghi capelli biondo scuro e un piccolo naso.

Aveva addosso un maglione verde scuro e una gonna blu, portava ai piedi dei mocassini. Tutti la chiamavano Lucia. Aveva un’anima impavida e coraggiosa.

Alla fine, l’esercito tedesco se ne andò da Bologna, grazie a un gruppo giovani donne coraggiose, che osarono manifestare per la libertà.

FINE

Scritto da: Emanuele Cicci, Zaccaria Gherla e Ethan Grazia.
Scuola Primaria Bombicci, classe 5^B