RICORDO DI SANDRA
RICORDO DI SANDRA Sandra la conobbi 40 anni fa a Calderara di Reno, dove entrambe insegnavamo giovanissime per aver vinto il concorso magistrale famoso ormai del 1983. Famoso perché lo aspettavano da anni e a Bologna vennero assunti con quello circa 700 nuovi insegnanti su circa 3.000 candidati. Sandra era una persona che mi lasciava incredula quando parlava, perché anche se era più grande di me di soli cinque anni, sembrava molto più adulta, io ai suoi occhi sembravo una sprovveduta mi dicevo, ma lei non aveva certo alcuna aria di superiorità, anzi eravamo in buona sintonia e collaboravamo simpaticamente con le altre nostre colleghe Cesy, Antonella, Anna Maria e Claudio. Erano i tempi in cui andare a scuola era molto impegnativo ma anche entusiasmante e, per certi versi, divertente, forse perché eravamo giovani, ma anche perché la scuola da qualche anno stava cercando di rinnovarsi e il tempo pieno in cui lavoravamo ci dava la possibilità di esprimerci con i bambini in modo alternativo e creativo rispetto alla scuola tradizionale. Con i bambini cantavamo Guccini, io portavo la chitarra, poi Cesy scrisse dei copioni teatrali come La fameja dal Mor e demmo vita a degli spettacoli fantastici con i nostri ragazzi messi in scena al teatro comunale alla presenza del sindaco del prete del preside insomma qualcosa di stratosferico e indimenticabile di cui possiedo un malloppo di fotografie da qualche parte… Sandra era di un'intelligenza contagiosa, e dopo la scuola andavamo insieme da un corso di danza a un corso di inglese a una conferenza su Madame Curie oppure a comperare i primi mandarini con l'arrivo dell'autunno. Stare con lei mi faceva sentire intelligente, mi arricchiva, mi dava speranza di crescita culturale. Lei era laureata in lingue e sapeva una lingua difficile, l'ungherese, io ero iscritta all'Università ma lontana dalla laurea, che conquistai molto più tardi. Nell'estate del 1988 mi propose di studiare insieme inglese, che lei sapeva benissimo e io pochissimo, a casa sua, in via Castiglione. Perché lei mi disse che presto sarebbe uscito il concorso per insegnare all'estero e lei voleva provare e io vedendo lei mi ero decisa a provare pure, ma io avevo un problema: avevo un marito e una famiglia d'origine cui ero molto legata e quindi non la seguii in questo progetto. Lei invece riuscì a realizzarlo e nel 1991 andò a insegnare in Africa, inizialmente in Uganda. Ci scrivemmo alcune lettere e lei mi mandò un piccolo batik africano che conservo gelosamente. Avevo in mente di andarla a trovare, dato che ero innamorata dell'Africa e conoscevo già il Kenya e desideravo tanto tornare. Ma ci fu la guerra civile, poi lei andò in Etiopia. Non la sentii e vidi per molti anni. Ogni tanto la sognavo mi chiedevo dove fosse. Nel 2005 andai a insegnare a Casaglia, dove lei aveva insegnato prima dell'Africa e ebbi modo di interagire con alcune sue vecchie colleghe che mi dissero che Sandra era a Roma e ogni tanto passava da Bologna. Così ci mettemmo d'accordo e io le feci una sorpresa un giorno mi presentai ad uno di questi incontri e la nostra amicizia riprese vita. Ci rivedemmo e andammo insieme alla fiera del libro per ragazzi e alle manifestazioni contro la famigerata controriforma gelmini. Nel frattempo io avevo scritto un racconto dove raccontavo delle mie amiche e quindi anche di lei e insieme ad altri racconti venne pubblicato nel mio secondo libro Ma…donne, che è un canto appassionato all'amicizia tra donne. Gliene spedii una copia a Roma e quando lo ricevette era talmente commossa e contenta che mi telefonò per dirmi quanto fossimo ancora vicine nonostante tutte le nostre lontananze. Era bello e mi faceva bene avere un'amica come Sandra. Un anno fa mi telefonò era euforica perché mi disse che aveva comperato una casa a Cesena, così ci saremmo potuti vedere più spesso. Aveva una voce così contenta che mi trasmise il senso di ciò che riesce a fare un'amicizia antica, ti fa sentire sempre giovane, sempre come se il tempo non esistesse. Cara Sandra, ci ho messo quasi un mese a scrivere qualcosa di te, e a dire il vero non credo che lo volessi fare. Stamattina mi sono svegliata pensando che avevo voglia di scrivere qualcosa di te, della nostra amicizia, perché ne restasse una traccia, una memoria al di là del mio cuore. Ho una fotografia nostra, di quando eravamo così giovani e un po' beate, che ci travestivamo senza fatica per il Carnevale dei bambini di Calderara. Tu l'anno prima ti eri vestita da caramella Golia. Eravamo tra le poche insegnanti che si travestivano, ed era divertente perché ci scambiavano per studentesse! Tu eri vestita da pagliaccio e io da Pierrot, due maschere che in un certo qual modo si assomigliano. Io e te non ci assomigliavamo. Tu eri più libera, più intelligente, più laboriosa. Tu mi stimolavi ad essere migliore. Sei stata una tra le persone che ho conosciuto che mi hanno aiutato a credere in me stessa. Non so se lo sapevi, ma io sì.