La solita locandina, la parola chiave che attira la tua attenzione e fa suonare un trillo che diventa suono, che diventa tuono, che devi ascoltare e seguire.
Fine settimana dedicato alla scrittura “Associazione Armonie”, aperto a tutte le donne. Proviamo. Iscrizione al corso, professore Stefano Benassi. L’IO parlante. Ascoltavo e prendevo appunti. Il punto di vista, l’IO narrante. Una donna mi incuriosiva, un decennio circa più della mia età, gonnellone a pieghe fino a metà polpaccio, camicetta bianca candida sotto un golfino bluetto che richiamava la sfumatura di un quadrettone della gonna, mocassini marrone. Sembrava un’operaia nel giorno di festa. Nel silenzio dell’ascolto della prima lezione, la guardavo e c’era qualcosa in lei che catturava la mia attenzione. Il professore Benassi aveva il dono di farti capire termini e argomenti mai ascoltati come fossero già noti. Io non avevo coraggio di intervenire, lei parlava con il professore in modo disinvolto. Al termine del pomeriggio mi avvicinai, volevo conoscerla. Era la presidente di Armonie, Amedea Zanarini. “E tu hai finito di squadrarmi?” credo di essere arrossita. Iniziammo a chiacchierare di Armonie, mi prospettava i vari incarichi che avrei potuto svolgere qualche pomeriggio in segreteria, “da volontaria senza sghei”.
Mi affascinava questa donna che si proclamava ignorante e aveva idee, argomenti e progetti che non ho trovato in molti laureati. Nella pausa pranzo andavamo a mangiare qualcosa, se non c’era un tavolo libero lo dividevamo con altri avventori e potevano essere anche maschi. “Adesso possiamo sederci con i maschi, non è come quando ero giovane che al tavolo si accomodavano solo gli uomini e noi donne mangiavamo in disparte, sempre pronte a servirli. Dai vieni a sederti qui, che devo convincerti a dare un po’ di tempo ad Armonie”. Teneva banco e noi tutte l’ascoltavamo ammirate. “Vieni dal sud? Allora lì non avete avuto molte bombe”
“Poche, mi hanno raccontato, ma buone. Al mio paese c’è ancora una casa distrutta dalle bomba in pieno centro, sul corso principale”
“ Gli uomini di casa tua sono andati in guerra? E sono stati partigiani?”
“Amedea, i partigiani so cosa sono perché me lo raccontava mio zio che viveva nel Veneto, in Calabria al più briganti. In guerra è andato un fratello di mia madre ed è morto per le ferite riportate, il suo nome è inciso nella stele del monumento ai caduti del paese, ma questo non ha impedito a mia nonna di morire di crepacuore e non ha asciugato le lacrime dei suoi fratelli.”
Lei mi guarda negli occhi. “Si quante lacrime si sono versate, e che coraggio dovevamo avere!”“Tu racconti di quando andavi in bicicletta a portare messaggi e viveri, con tanto rischio e non so come facevi a non svenire quando ti fermavano i tedeschi”
“ Era peggio quando mi fermavano i fascisti. Ma il coraggio ti viene, quando sei schienata a terra, quando non ti vogliono far pensare, quando ti vogliono ridurre a signorsì, lì stai tranquilla che il coraggio ti viene”
Mi sono decisa a collaborare con Armonie per l’ammirazione per questa donna. Ero in turno con una volontaria più esperta.
Un pomeriggio arrivò Amedea, mi diede una lettera scritta su un foglio di carta paglia, quella che serviva ai negozi di alimentari per avvolgere le poche cose che si riusciva a reperire in tempo di guerra.
“ Dai su leggi”
Mia cara mamma, non si sa se questa mia arriverà fino a te. E’ un lungo percorso che deve fare, comunque spero che i ragazzi a cui l’affiderò riescano nel compito. Se stai leggendo è andato tutto bene. Sono due settimane che non torno a casa e mi dispiace darti preoccupazione e pensieri, ma capirai bene che ho il dubbio di essere ormai conosciuta e non voglio far correre rischi a te e a tutti voi. Già lo zio ha pagato con la vita perché non ha chinato il capo, io non sono il figlio maschio che il babbo aspettava per far vendicare suo fratello, ma non sono tonta né scema. Ho coraggio e mi sembra di dimostrarlo senza bisogno di aggiungere altro. Dii al babbo che sto bene e non sono qui solo per vendicare ma per conquistare. Non sai cosa voglio conquistare? Dovrei farti un lungo elenco ma terra terra ti dico IL DIRITTO DI SEDERE A TAVOLA E MANGIARE CON CALMA senza dover stare attenta a cosa può servire ai nostri signori uomini. Sto lottando, mamma non solo per me ma per tutte le donne, quelle che ora sono giovani e per quelle che verranno. Lotto per dare la forza alle donne di alzare la testa e guardare gli uomini dritto negli occhi. Lotto per il diritto allo studio anche se sono povere o poveri e così via non c’è bisogno che ti dico tutto. Lotto per me, per tutto quello che tu volevi e non hai avuto, per tutte le donne che non sanno di avere diritto a essere libere.
Libere di pensare, di parlare, di rifiutare, di amare e divertirsi. In questi giorni sono nelle campagne di quella ragazza che piaceva a mio fratello. L’altro giorno sono andata a Bologna per consegnare degli ordini, ma in piazza S. Stefano sono entrata dal dentista che mi ha cavato un dente.
Dopo ha avuto la visita dei Cretini. Infatti mi seguivano da un po’. Il giorno avanti mi sono fermata da Rina e le ho pulito il negozio e loro lì sotto il portico a guardare. Per questo ho deciso insieme agli altri di fermarmi qui. Tu stai tranquilla, non mi fanno mancare niente. Spero di riabbracciarti presto. Salutami tutti e mi dispiace che dovete fare anche il mio lavoro.
La tua Catia
Ho guardato Amedea dritto negli occhi l’ho abbracciata e le ho detto
GRAZIE.