Spettacolo di prosa di Associazione Culturale Youkali e Teatro dei Dispersi

di Gianfranco Rimondi
Con: Luisa Vitali, Simona Sagone
Musiche Originali: Salvo Nicotra
Regia: Gianfranco Rimondi

“FEMMINE D’ONORE” – ovvero storie di donne legate a quella “piovra” espansa che generalmente viene chiamata “criminalità organizzata”. Donne di Camorra, donne della ‘Ndrangheta, donne di Mafia; qualcuno le ha chiamate gentilmente ‘l’Altra metà della Cupola’, come se le donne fossero l’altra metà di una Luna, infetta e malata.
Per comprendere la rilevanza del ruolo della donna all’interno di “Cosa Nostra”, quanto meno come Madre, Figlia, Sorella, Moglie, basta pensare che, secondo quanto da tutti riconosciuto, essa è il perno della Famiglia di sangue, sul cui modello si struttura l’intera organizzazione della ‘famiglia mafiosa’. Non a caso, si è parlato di ‘centralità sommersa’ della donna di mafia. Essa infatti è custode ed elaboratrice dei codici culturali su cui si basa l’organizzazione, tra cui l’onore, la vendetta, l’omertà. Donna come garante della ‘reputazione’ dei propri uomini, strumento di una riaffermazione del potere delle cosche, per lo più a mezzo delle strategie matrimoniali, in ordine alle quali è stata sempre trattata quasi come ‘merce di scambio’.
Ma da alcuni anni, quelle stesse donne che proteggevano e custodivano una certa ‘criminalità’, si sono evolute: hanno giocato ruoli diversi, diventando protagoniste di una realtà abbastanza complessa, per non definirle ancora come ‘donne d’onore’ o ‘donne di mafia’. Molte hanno continuato, in modo abbastanza contraddittorio, a conservare le regole che le erano state imposte; ma tante altre hanno cercato disperatamente di affrancarsi dal predominio della ‘illegalità’, decisa dai loro mariti, fratelli, figli, cugini, ecc.
Ed è questo il tema principale che affronta il nostro spettacolo di monologhi al femminile, dove le protagoniste, dal nome ovviamente inventato, confessano le loro storie, tratte da alcune documentazioni e testimonianze, in una sequenza di ‘figure’ che testimoniano la complessità contemporanea e tragica della figura femminile, oggi combattuta tra legalità ed illegalità.
Il testo “FEMMINE D’ONORE”, scritto dal drammaturgo Gianfranco Rimondi, nasce infatti da una lunga ricerca storiografica: documenti e testimonianze reali, rivisti e riadattati per la scena, con lo scopo di dare parole e versioni, qualche volta contraddittorie, a quelle donne che hanno vissuto in pieno le vicende, familiari e non, di una condizione umana ancora tutta da definire.
Benedetta, Elisabetta, Carmela, Maria Annunciata, Rosalia, sono le protagoniste di piccole-grandi storie di vita vissuta all’interno del groviglio non solo malavitoso, ma anche proiezionate ad un desiderio di cambiamento, di rifiuto costante di un ruolo subalterno alla prepotenza ‘maschile’ dei capi delle varie organizzazioni (mafia, camorra, ‘ndrangheta).
Chiaramente le loro ‘storie’, le loro confessioni, nello spettacolo non corrispondono a situazioni, a nomi, a luoghi reali, ma sono stati ‘elaborati’ dal drammaturgo, per sintetizzare la condizione femminile controversa, la fatica e la speranza di un cambiamento culturale e necessariamente politico-sociale da parte di quelle donne, che per prime stanno combattendo contro lo sfruttamento e contro la criminalità organizzata, sia nel Sud che nel Nord Italia.